Eppure l’innovazione tecnologica tenta da anni di comprendere e replicare in modo artificiale i meccanismi che regolano gli impulsi cerebrali, le funzioni creative e immaginative della mente dell’uomo. Nessuna certezza è mai venuta fuori, motivo per cui, il cervello risulta l’organo più affascinante e misterioso della materia umana.
Poi sono arrivati i robot. Macchine all’avanguardia, prototipi umanoidi superdotati, facilitatori per le attività più onerose, oggi anche vere e proprie Intelligenze Artificiali. Attraverso una serie infinita di applicazioni tecnologiche, le intelligenze artificiali, applicate a strutture che replicano il corpo umano e le sue caratteristiche, sono dei veri cervelli dotati di intelletto e (forse) sensibilità. Siamo sempre stati attratti da questo tipo di umanoidi meccanici in un misto di venerazione e paura; i più scettici hanno già affermato che la mente umana è insostituibile, proprio perché non esiste una scienza esatta che possa prevederne i meccanismi. Per questo, i robot non potranno mai sostituire l’uomo nelle attività creative e di immaginazione.
Ecco però la risposta degli scienziati: se si parte dal presupposto che gli esseri umani, tanto quanto le macchine, siano esseri fisici che vivono e ragionano grazie a sistemi di collegamento meccanici e neurali, allora non c’è motivo che impedisca di considerare le macchine potenzialmente creative.
Anzi, i computer potrebbero diventare addirittura più creativi e originali dell’essere umano, poiché hanno accesso integrato a una quantità sterminata di dati e informazioni online e quindi potenzialmente a tutta la conoscenza umana.
Questa è in effetti una tesi incontrovertibile, ma se si parla dell’applicazione dei motori artificiali al mondo artistico, siamo sicuri di poter sostenere la stessa cosa?
L’arte è l’espressione del genio dell’artista che la crea, del suo punto di vista unico, della sua percezione del mondo circostante e della sua sensibilità. L’intelligenza artificiale può definirsi sensibile? Può attraversare i diversi stati d’animo umani che determinano sentimenti e emozioni contrastanti? I più grandi artisti di tutte le epoche sono passati alla storia per le loro eccentricità (pensiamo ai surrealisti, a Picasso, Dalì e chi ne ha più ne metta); tutte le più belle opere antiche e contemporanee hanno una storia di lavorazione che parla per emozioni. Come può una fredda e asettica macchina provare a scavalcare la mente umana?
Recentemente, alcuni sviluppatori di intelligenze artificiali (AI) hanno chiesto alla macchina di immaginare, creare e riprodurre il resto del dipinto La Gioconda. Il risultato ha generato ammirazione, stupore, sconforto e paura tra gli utenti del mondo digitale. L’AI in effetti ha riprodotto lo sfondo plausibile attorno alla Monna Lisa, con dovizia di particolari e un’impressionante capacità tecnica e stilistica che ricorda Da Vinci, ma vi innesta anche altri stili artistici. L’arte può quindi diventare meccanica attraverso le intelligenze artificiali, può sostituire l’uomo davvero in tutte le attività, anche in quelle creative?
Il lavoro alle macchine, l’arte all’uomo. Il timore di diventare sostituibili è una pillola amara da ingoiare, ma sarà poi davvero così?
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